La Valsesia è un territorio estremamente interessante per i geologi di tutto il mondo. 290 milioni di anni fa, nella zona che si estende da Balmuccia fino a Prato Sesia era attivo un vulcano che dopo 10 milioni di anni di attività entrò in una fase di inattività fino a collassare su se stesso proprio nella Valle. L’eccezionalità della Valsesia e delle aree limitrofe del Sessera e del Toce è proprio quello di essere un laboratorio a cielo aperto che permette di studiare più facilmente rocce e minerali vulcanici che di solito si trovano a profondità inaccessibili.
A Settembre 2013 il “Sesia – Val Grande Geopark”, costituito dall’area del Supervulcano da parte del territorio della Valsessera (BI) e dal Parco nazionale della Val Grande (VCO), è stato inserito nella Rete Internazionale dei Geoparchi UNESCO.
Conosciuta prevalentemente per gli sport invernali, la Valsesia offre anche molte attività per chi è alla ricerca di svago e avventura d’estate.
Meta perfetta per chi va in cerca di luoghi ancora selvaggi e popolati da un ricco e prezioso ecosistema. La natura verdissima e il fiume Sesia ne fanno la meta più ambita d’Europa per gli sport d’acqua viva. Emozionarsi cavalcando le onde su un gommone da rafting, surfare sull’acqua in hydrospeed, scendere rapide sinuose in kayak, praticare il tubing o percorrere itinerari da sogno in torrentismo è possibile in questo territorio tutto da scoprire. Tutte queste attività sono praticabili presso i numerosi centri qualificati del fiume Sesia e sono alla portata di chiunque sappia nuotare e abbia voglia di divertimento!!
Ma non solo! Questa Valle d’estate non deluderà neanche gli sportivi che cercano la neve anche d’estate per praticare sci alpinismo o gli appassionati di trekking che possono percorrere i sentieri di parchi come la Valstrona o il Monte Fenera …o coloro che invece cercano esperienze estreme come un volo in parapendio, ideale per chi vuole godersi il Monte Rosa e tutto il suo splendore da una prospettiva decisamente insolita.
Consigliamo di affidarsi a uno dei centri qualificati presenti nella Valle.
Vicino a Courmayeur, tra le valli del Monte Bianco ne spicca una dove pedalare diventa un’immersione nella natura. Qui pedalare in chiave dolce trova la sua massima espressione, dove ogni pedalata è un respiro profondo di aria pura e fresca.
Ci mettiamo in sella alla bicicletta e subito siamo circondati dall’Aiguille des Glaciers, il Dente del Gigante, le Grandes Jorasses, e il Monte Bianco. Quest’ultimo non si concede sempre così facilmente, non è sempre visibile. Bisogna cercare l’angolazione giusta, la Val Ferret sembra quasi fargli da vassoio. Da qui si riesce a ammirarne completamente la vetta, tanto che quando appare, così gigantesco e così quieto, sembra accogliere a sé lo spirito sia dei trekker sia dei ciclisti.
Una valle incantata che porta con sé la memoria dei cambiamenti climatici, dove si è cullati da una parte dal ghiacciaio sovrastante e dall’altro dalle dolci acque del torrente. D’estate la strada che porta alla valle viene chiusa già all’altezza della frazione di La Palud e si può proseguire solo in bicicletta o con le navette. Una strada che si snoda tra tornanti costeggiati da pini, con il Massiccio lasciato alle spalle e il fiume Dora di Ferret che appare e scompare per poi aprirsi in una valle verde e piena di vegetazione con larici, ontani e betulle.
Annie Dillard, premio Pulitzer afferma che “Le montagne sono giganti, quiete, permeabilità. Puoi lanciare il tuo spirito a una montagna e la montagna lo terrà con sé, lo avvolgerà, non lo rigetterà indietro come fanno i fiumi” e sarà proprio la sensazione che si proverà quando di ritorno da questa valle si ritornerà alla propria vita quotidiana.
La camminata dell’amore è un breve sentiero carico di storia immerso in una splendida natura rigogliosa, lungo un tratto di lago caraterrizzato da acqua cristallina . Sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, a Ispra, ci ritroviamo in un connubio perfetto tra piccole spiaggette e monumenti archeologici industriali perfettamente ubicati in un ambiente sereno e armonioso.
Perfettamente segnalato, la camminata dell’amore, ci permette di scoprire paesaggi meravigliosi, pedalando nei boschi fiabeschi e lussureggianti e di conoscere le testimonianze di un’attività praticata in passato in questa zona: la produzione di calce. Attività che ha origini molto antiche, riconducibili alle pareti ricche di pietra calcarea e alle agevoli vie di trasporto, grazie alle acque del Verbano e dei fiumi limitrofi come il Ticino e i Navigli. Anche se l’archeologia industriale può sembrare una cosa da “grandi”, andare alla scoperta delle vecchie fornaci di Ispra è un’avventura che coinvolge tutta la famiglia riservando moltissime sorprese. Un itinerario divertente sulla scogliera del lago, perfetto per grandi e piccini e incastonato tra paesaggi incantevoli, punti panoramici, vecchie fornaci e freschi bagni.
Le Fornaci di Ispra Instagram: @stefy82_photo
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C’è un Lago in Piemonte che vale la pena visitare: è il Lago di Mergozzo che prende il nome dall’omonimo paesino. Un borgo dall’incontaminata serenità e circondata da un’atmosfera surreale rendono Mergozzo uno dei più suggestivi borghi di tutto il Piemonte.
In questo splendido paesino affacciato sulle sponde dell’omonimo Lago è la meta ideale per chi desidera trascorrere del tempo all’insegna della tranquillità e del relax assoluto.
Esplorandolo si nota come vivono ancora oggi forti tradizioni e camminando per le sue strette vie potrete notare come il tempo sembra essersi fermato: i sentori romanici sono presenti in ogni angolo, le case sono interamente costruite in pietra e nella piazza principale si può anche ammirare un olmo secolare, diventato il simbolo monumentale dell’intera comunità pe per la regione.
Un paese dall’anima antica e che conserva, tuttora, preziose testimonianze del passato: molto caratteristico è il campanile della chiesa Beata Vergine Assunta raggiungibile risalendo una scala particolarmente ripida risalente al 1600 che insieme alla chiesa romanica di Santa Marta inaugurata nel 1610 sono gli edifici artistici più importanti.
Le piccole vie si snodano nel piccolo centro storico e percorrendole fino ad arrivare alla suggestiva piazzetta in riva al lago, godrete di un panorama naturale fantastico e potrete riscoprire piacevolmente l’armonia della pace dei sensi, sedendosi e gustando una “fugascina” il tipico dolciume sottile e di colore dorato di Mergozzo.
Mergozzo: il borgo e il suo lago, un incanto tra Piemonte, Lombardia e Svizzera. Un luogo di storia e di arte che attende di essere scoperto da un turismo gentile, gentile almeno quanto le acque del suo dolce lago.
Conosciuta come piazza – salotto per i suoi locali da dove si può ammirare un’affascinante e mozzafiato panorama e l’Isola di San Giulio. Circondata su tre lati da edifici medievali e barocchi caratterizzati da portici che risultano ben proporzionati nello spazio e tra loro. Il Palazzo chela domina è il broletto o Palazzo della comunità della Riviera di San giulio uno dei simboli principali dello stato – feudo della Riviera.
Edificata nella seconda metà del ‘400, precisamente nel 1485 dall’architetto Nicolao Monti. Rappresenta oggi giorno il più importante monumento religioso della zona. Situata al termine della Motta, una salita pavimentata con ciottoli di fiume, fiancheggiata da palazzi, fu costruita sopra i resti di un piccolo tempietto romano (nonostante la tradizione popolare dica che sia stata costruita da San Giulio). Conosciuta nella Riviera come una sorta di “percorso di redenzione” dal Sacro Monte di Orta è affiancata da un campanile tardoromanico del 1505 che venne costruito con massi granitici squadrati e caratterizzato da una cella campanaria caratterizzata da finestre monofore, bifore e trifore. La facciata color giallo oro, che noi possiamo ammirare, ha una struttura a salienti ammorbidita da curve che richiamano lo stile barocco e abbellita da stucchi culminando con una statua rappresentante la Madonna e due angeli. Salendo la ” Motta”, a metà, bisogna fermarci e, facendo scorrere lo sguardo dalle antiche scalinate al portale classico per poi innalzandolo a tutto l’edificio, ammirare la Chiesa nel suo massimo splendore trasformando così la gioia visiva in godimento musicale tanto che vi sembrerà di udire un duetto classico, una melodia nuova così aderente a vecchi accordi da sembrare di un solo genio creatore, facendovi entrare in un “unico vortice di duplice fiamma”.
( foto: Aessandro Vecchi – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3831817)
Talmente perfetta che sembra un quadro dipinto dalle mani di un pittore e racchiude tante bellezze da incantare qualsiasi visitatore da qualsiasi lato la si osservi. Dominata da un monastero, l’Abbazia Benedettina Femminile Mater Ecclesiae ma dedicata come omaggio a San Giulio, costruttore di chiese, per averla liberata da un drago che terrorizzava i cittadini della Riviera e dove decise di edificare la sua centesima chiesa e diventata nel 553dopo la sepultura del vescovo Filacrio, di origine greca, un santuario. L’edificio basilicale, ricostruito tra il XI e il XII secolo, regala al visitatore un gioiello d’arte, un fiore all’occhiello di epoca romana in pietra scolpita con al suo interno affreschi di epoche diverse che raffigurano immagini di santi ed episodi della vita di san Giulio raccontando con semplicità le testimonianze storiche della sua devozione. Caratteristica molto particolare e curiosa allo stesso tempo, è che nel Monastero viene dato spazio all’ospitalità, ossia la possibilità di ritirarsi, seguendo la regola benedettina, in questo luogo appartato per vivere un’esperienza di preghiera lontani dalla frenesia e dalla quotidianità, provando emozioni uniche e sensoriali. Fin dall’antichità i canonici possedevano abitazioni sull’isola, oggigiorno trasformate in ville private, che confinavano con il lago secondo un percorso anulare tuttora esistente e conosciuto come “via del silenzio e della meditazione”: un tragitto lungo il quale si trovano cartelli scritti da Madre Anna Maria Canopi, che elogiano le proprietà del silenzio e della meditazione così profondi che convincono anche i turisti ad adeguarsi all’atmosfera di assoluta quiete che caratterizza questa splendida e surreale isola.
Situato sulla collina che si eleva al centro della penisola di Orta San Giulio, attualmente facente parte del gruppo dei nove Sacri Monti alpini in Piemonte e Lombardia considerati siti UNESCO, quello di Orta è l’unico interamente dedicato ad un unico santo, San Francesco d’Assisi. Realizzato su emulazione del Sacro Monte di Varallo Sesia e costruito sulla “Silva”: luogo sacro in quanto già vi sorgeva la chiesa di san Nicolao. Costituito da 21 cappelle e un convento destinato ad accogliere i frati francescani cappuccini, ammirandolo possiamo notare come la struttura architettonica sia ispirata alla basilica inferiori di San Francesco d’Assisi. Il Sacro Monte di Orta si può considerare come una realizzazione iconica triplice in quanto nelle 21 cappelle è presente la scultura, la pittura e l’architettura tutte armonicamente unite per raccontare con affreschi e statue in terracotta la vita di San Francesco d’Assisi che conduceva uno stile di vita molto simile a quella di Gesù e per questo ritenuto perfetta immagine di Cristo.
Situato nel comune di Ameno, ricopre un perfetto punto panoramico del Lago d’Orta per poter ammirare Orta con la sua bellissima isola e la catena del Monte Rosa da un punto di vista unico e sensazionale. Conosciuto nella Riviera e non solo grazie alla Viae Crucis, iniziata nel 1659 da padre Gerolamo Stola, all’epoca guardiano del convento che in concomitanza fece porre nella piazzetta una croce di legno e una colonna scolpita con la data di fondazione del convento. Solo successivamente su entrambi i percorsi, vennero erette edicole di due Viae Crucis. Questo nacque dal desiderio di padre Stola di creare lungo le pendici del monte un “Teatro di miracoli” che rappresentasse i fatti più importanti della vita di Sant’Antonio di Padova e che fosse immerso in un bellissimo sfondo di castagni e querce, inizialmente scandita da semplici croci in legno e solo successivamente sostituite con edicole in muratura alte circa 3 metri e larghe 1, con nicchie quadrangolari affrescate. Solo nel 1993 la Regione Piemonte lo istituisce Riserva Naturale Speciale, questo non solo per la sua riserva naturalistica in cui scorrono due torrenti l’Agogna e il Membra sia per suo Il complesso monumentale che comprende la chiesa dedicata a San Francesco e il convento francescano, ma anche a ritrovamenti di notevole interesse archeologico che testimoniano la presenza dell’uomo fin dalla prima età del ferro. (Foto: Alessandro Vecchi – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15526262)
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